Il primo saltino, tanto per
sgranchirci, é fatto e siamo ormeggiati a Carloforte.
Ieri, sabato 27 marzo, abbiamo
lasciato Cagliari con tanti abbracci e tanta commozione. Naturalmente qualche
problema dell’ultimo momento non è mancato, ma il largo spiegamento di forze di
parenti, amici e conoscenti ci ha fatto uscire dagli imbarazzi e siamo riusciti
a mollare gli ormeggi della Lega Navale di Cagliari intorno alle 13:00.
Questa ripartenza è stata
davvero molto diversa dal primo
tentativo dello scorso novembre.
A novembre partivo, affannato e
oberato dalle incombenze, dopo aver chiuso col mio lavoro abituale da soli
dieci giorni. Nonostante gli sforzi enormi fatti nei mesi precedenti e
nonostante l’aiuto ricevuto da tanti cari amici, che ancora ringrazio di cuore,
non avevo esaurito la lista dei lavori da fare, il tempo non era bastato, le
cose rimaste incompiute erano tante. Ma la stagione avanzava, novembre non è un
mese durante il quale il fattore meteo può essere trascurato, dovevo
assolutamente partire nella speranza di evitare condizioni di tempo troppo
cattivo. Naturalmente non potevo sapere che invece, proprio nel periodo in cui
sarei stato in mare, si sarebbe armata un’impressionante serie di
perturbazioni, l’ultima delle quali avrebbe regalato alla zona dove mi trovavo
venti fino a F 10. Cattivo tempo e inadeguata preparazione della barca
portarono al risultato che qualcuno forse ricorderà. Dopo giorni e giorni di
navigazione attraverso depressioni che arrivavano una dietro l’altra, dopo
circa 450 miglia
fatte faticosamente perché dovevo stare sempre alla ruota dato che il timone a
vento non ne aveva voluto sapere di funzionare; poco prima di entrare nel Mare
di Alboran, in piena burrasca da ovest, con la barca già in condizioni
menomate, l’albero finì sott’acqua. Io picchiai la testa ma in maniera non
grave, la mistura di acqua e gasolio della sentina finì sul soffitto, l’interno
della barca si trasformò in un bordello di cose buttate a caso ovunque, era in
condizioni pietose. Per completare il disastro, la ruota del timone si mise a
girare senza più fare alcuna resistenza: la timoneria idraulica era andata in
avaria. Condizioni quasi tragiche. La barra d’emergenza era per fortuna sempre
pronta all’uso, anche se di una grande scomodità. Una mezza giornata di fuga a
secco di vele, con velocità media di 5 nodi (senza vele fa davvero
impressione!), mi portò fino a 25 miglia da Orano, Algeria.
Poi, come ogni burrasca, anche
questa finì. Dopo aver ripreso fiato e riflettuto alcune ore, ho scelto l’unica
reale opzione che mi fosse rimasta, trarre profitto del vento da ovest e
tornare verso la Sardegna
con la barra d’emergenza, anche se devo ammettere che il dispiacere e
l’umiliazione per questa decisione erano fortissimi.
Una volta che fossi riuscito a
tornare a casa avrei deciso il da fare. Tentare di proseguire in quelle
condizioni avrebbe costituito un azzardo irragionevole. E poi, se avessi tenuto
duro e avessi proseguito verso ovest, nella migliore delle ipotesi mi sarei
ritrovato abbandonato in un porto straniero con la barca in cattive condizioni
e bisognevole di tanti lavori. Sarebbe stato un disastro, anche economicamente.
A distanza di quattro mesi circa
sto ripartendo. Ma questa volta la situazione è tanto più tranquillizzante per
molti motivi: dalla presenza del secondo membro dell'equipaggio di Ulyxes,
Amalia, all'istallazione di un timone a vento praticamente nuovo;
dall'ultimazione di vari lavori che la carenza di tempo aveva impedito di
completare, alla modifica radicale dell'impianto idraulico, la cui avaria è
stata la causa ultima della mia forzata rinuncia di novembre. E tante altre
differenze importanti potrei citare. Certamente ora la barca è molto meglio
preparata della volta precedente. Quel collaudo così impegnativo aveva palesato
le aree che necessitavano di correzione o modifica, e ora che quei cambiamenti
sono stati apportati posso effettivamente navigare più tranquillo. Questa prima
parte della navigazione sarà, diciamo così, conservativa, ovvero, facendo uso
delle meraviglie della tecnica, computer, modem, radio HF, che ci fanno avere a
bordo tanta informazione meteorologica di valore, cercherò di evitare il
cattivo tempo, in modo da privilegiare l'aspetto piacevole dell'avventura e,
soprattutto, far entrare, con gradualità, Ulyxes e il suo equipaggio in questa
vita da marinai che sogno da sempre.
Dal giornale di bordo:
Ore
motore 2316.3, gasolio prua 55cm, poppa 45 cm (~ 200 litri), prima pagina del giornale
di bordo. Ultime cose e si parte.
Siamo
finalmente in mare. I sentimenti e le sensazioni si accavallano, il cuore è
tanto pieno d’emozioni che a tratti mi sembra di non poter reggere, è l’inizio
di una nuova vita. La barca è abbastanza a posto, c’è ancora qualche lavoretto
di poco conto da fare, niente di fondamentale. Come, al solito, non c’è stato
tempo per prove e collaudi esaurienti. Pazienza. Vuol dire che il collaudo lo
farò strada facendo. La grande notizia è che Scipio, il timone a vento Aries,
ha funzionato a primo colpo, come un orologio. Se solo ripenso a quanto mi ha
fatto penare, senza costrutto, il fratello gemello che avevo a bordo a
novembre.
Quando, durante
la burrasca finale, si smontò letteralmente e dei pezzi si persero in
mare, in pratica fu un harakiri, non
me ne dispiacque neppure un poco, era un ammasso di
ferraglie inutili.
Scipio
invece è una meraviglia, sembra quasi umano.
Piacevole
vento da SE, passeggiamo intorno ai 4.5 nodi col solo fiocco. Rotta su Teulada
e poi Cabrera (Baleari). Regolo gli orologi di bordo, oggi entra in vigore
l’ora estiva.
Ore
02:30 Cambiamento di rotta, andiamo a Carloforte. Io sono molto stanco, ho
addirittura cercato di fare rotta su Cabrera tentando di speronare l’isola del
Toro (!). L’equipaggio litiga col suo stomaco. E allora andiamo a riposarci un
paio di giorni. Abbiamo detto che dobbiamo privilegiare il piacere, e così
sarà, per i sacrifici ci sarà tempo.