Siamo ormeggiati da ieri sera ad
Estepona. E’ vicina a Marbella e pochi di voi l'avranno mai sentita nominare,
come me del resto, prima di ieri. Ci ha spinto qui dentro un montare improvviso
del vento da ovest, oltre trenta nodi. Era previsto, ma è arrivato con molto
anticipo sulle previsioni. Venivamo da Almeria e Gibilterra era ormai
vicinissima, ma era diventata irraggiungibile perché era esattamente
sopravvento. Trovandoci a non più di tre miglia da Estepona ho preferito dar
motore e, contro vento, dirigermi li. Si
andava a tutta manetta e, ciononostante, ci sono volute due ore per percorrere
tre miglia. Una faticaccia in mezzo agli spruzzi!
Il porto, pur mantenendo ancora
una flotta peschereccia, si è sviluppato col turismo in maniera spettacolare,
ci sono tantissime barche di medio, medio-alto livello, prevalentemente di nord
europei, molti inglesi, che hanno residenza qui. C’é un’edilizia turistica
incredibilmente sviluppata, in maniera forse anche eccessiva. D’altra parte, la
costa di tutta la Spagna ,
almeno per quell'ampio tratto che abbiamo potuto vedere finora, è urbanizzata
all'inverosimile, ci sono case, condomini, perfino grattacieli alle spalle di
ogni spiaggia. Ovunque ci siamo fermati abbiamo notato una rilevante presenza
di stranieri, anche in questo periodo che da noi è un periodo di stanca per il
turismo.
I marina sono tantissimi, pieni
di servizi, e sono al centro di grandi insediamenti costituiti da villette e
appartamenti per le vacanze. Si, le vacanze. Gli spagnoli ne hanno fatto
un’industria ad un livello tale che da noi in Sardegna, come, del resto, nella
maggior parte dell'Italia, è sconosciuto e, forse, impossibile. Il numero di
addetti ai vari lavori che nascono intorno a quest’industria è ingente e
l'edilizia funziona a ritmi infernali. Il livello di vita sembra simile al
nostro, se non superiore, con un aspetto non trascurabile: le cose in Spagna
sembrano funzionare meglio che da noi, si ha l'impressione che i luoghi siano
più curati, che le regole valgano un pò di più che da noi( questo vale
sicuramente per il traffico stradale che abbiamo potuto osservare, ma si è
sempre trattato di piccoli centri, magari nelle città grandi e trafficate è
un'altra musica). Similmente a ciò che accade da noi, c'è molto
"colore", dai colori veri e propri delle case, alla processione della
settimana santa in Alicante (magari un pochino lugubre), alle vetrine e alle
strade. Ognuno costruisce la casa, il negozio o qualunque altra cosa, con un
pizzico di fantasia allegra e con molta originalità. Insomma questa Spagna, che
io non avevo mai visitato prima, ha molti aspetti che mi piacciono. E’ un vero
paese latino, con tutta la sua vitalità, ma con un pò meno di
quell’indisciplina cialtrona che a volte rende la nostra meravigliosa Italia un
paese difficile da vivere.
Dal giornale di bordo:
Ad
Almeria avevamo conosciuto Manfred, un austriaco molto italianizzato, persona
valida e simpatica, di grande savoir faire e, da intenditore, fornito di una
barca in acciaio simile ad Ulyxes. Navighiamo verso Gibilterra quasi di
conserva, lui un po’ più avanti dato che il suo motore ha parecchi cavalli in
più del mio. Il giorno 20 Manfred sente
un bollettino spagnolo che darebbe una burrasca in arrivo entro poche ore.
Rapido conciliabolo via radio VHF e decisione: via a tutta canna verso Motril,
un porto a tre ore dalla nostra posizione. Riesco anche io a ricevere radio
Cadice e radio Tarifa ma capisco ben poco di quanto dicono. La corsa dura poco.
Contrordine compagni. La burrasca è prevista per domani alle 20:00. Riprendiamo la navigazione normale, carte alla
mano dovremmo essere al riparo della Rocca di Gibilterra per quando la burrasca
arriverà. Naturalmente il vento arriva, ma alle 12 e non alle 20. Le otto ore
d’anticipo fanno sì che Gibilterra diventi fuori portata per oggi. Meno male
che Estepona (Marbella) è a sole tre miglia sopravvento. Mentre per arrivarci
devo risalire il vento col motore al massimo, per entrare in porto devo virare
di 180° e andare esattamente col vento in poppa.
Quindi,
mentre controvento facevamo poco più di un nodo, ora entriamo tra i sette e gli
otto nodi. Per Ulyxes é un’andatura quasi supersonica. Mantengo un poco di vela
perché se il motore dovesse dare problemi, avrei comunque qualche possibilità
di manovra. Si tratta di individuare il “ Muelle de Espera” (Pontile d’attesa),
rallentare, smaltire l’abbrivio imponente delle nostre 14 tonnellate, e
poggiare la barca al pontile senza farsi trascinare via dal vento, che ormai è
sopra i 30 nodi. Ho parlato con la direzione del porto sul canale 9, dove gli
spagnoli fanno sempre un ottimo servizio informativo locale e ricevo qualche
brandello di istruzione. Entro in porto come un siluro, con una veronica di
grande effetto inverto la rotta all’interno della darsena, Ulyxes fa un
“saluto” degno di una nave da guerra, cioè per la velocità s’inclina
decisamente verso l’esterno della virata, e, miracolosamente, l’abbrivio si
smorza esattamente là dove i marinai del porto ci attendevano per prendere le
cime d’ormeggio e impedire ad Ulyxes di ripartire all’indietro. Che culo, ma
anche che soddisfazione!