Siamo arrivati ad Almeria due
giorni fa e siamo ormeggiati al Club de Mar dove, finalmente, si può stare
senza spendere cifre esorbitanti per l'ormeggio, come invece è accaduto finora
negli scali delle Baleari.
La città è molto carina e
ridente, la zona di fronte al porto si articola intorno ad una rambla di grande
respiro, con larghissimi marciapiedi laterali, mentre al centro c'è un'area
pedonale con un canale, dove l’acqua scorre tra cascatelle e fontane, in mezzo
ad aiuole curatissime. Sulla rambla si affacciano palazzi moderni e di grande
architettura, insieme a palazzi austeri e imponenti come quello del Banco de
Espagna. Tutto é illuminato e colorato, bei negozi, ristoranti e quant'altro.
La parte restante della città è invece come forse si può immaginare una città
spagnola con una lunga storia. Stradine un pò strette, che rispecchiano
l'origine araba dell'attuale città, sovrastate da un imponente castello,
l’Alcazaba. Lo abbiamo visitato e, ohibo’, come cittadini UE ci hanno fatto
entrare gratis, piacevole sorpresa. La salita per arrivarci è ardua ma è valsa
la pena di faticare. Le mura merlate, i torrioni, le feritoie, i cannoni, la
residenza dell'odalisca e tutto il resto fanno intuire un periodo di grande
splendore dell'Islam in questa parte della Spagna. Una curiosità di questo
castello moresco è che le mura e le difese non sono rivolte, come ci si potrebbe
aspettare verso il mare da cui, uno immagina, potrebbe venire un possibile
attaccante e invasore. Sono invece rivolte verso la terra, chiarendo così che
era l'invasore arabo che difendeva le proprie conquiste dalla possibile
“invasione” di coloro che quella terra già abitavano prima di loro: gli
spagnoli.
Dopo questa parentesi turistica
parliamo della navigazione che ci ha condotto da Alicante fin qui ad Almeria.
E' stato il tratto di mare più frequentato che abbia mai percorso in vita mia,
durante la prima notte non ho praticamente chiuso occhio perché siamo capitati
in mezzo ad una sterminata flotta peschereccia e, in varie occasioni, ho dovuto
manovrare in spazi ristretti per evitare collisioni. I pescatori spagnoli, come
quelli di tutto il mondo credo, non fanno molti complimenti e se ti trovi in
una posizione che non gli garba, ti mettono la prua addosso e ti devi per forza
disimpegnare. Durante la prima notte c'è stato il doppiaggio di Cabo de Gata
con un tempo infame, avevamo vento (favorevole) tra 20 e 30 nodi, la pioggia
era pesantissima e faceva un gran freddo, insomma non era bello stare fuori.
Anche la seconda notte è stata impegnativa, però più confortevole, il traffico
navale era costituito solo da grandi navi, ben visibili sul radar e che, a differenza
dei pescherecci, non manovrano continuamente ma seguono rotte pressoché
costanti.
In queste
condizioni, con le vele a segno, con Scipio ben regolato, il radar ed il
plotter accesi, io potevo stare al tavolo da carteggio e seguire tutta la situazione
in pieno relax e comfort. Tra l'altro, ho apportato una piccola modifica al
timone a vento e ora, quando é necessario cambiar rotta, posso agire su dei
sagolini che ho attrezzato su Scipio e manovrare dall'interno della barca,
senza spostarmi fino all’estrema poppa e prendere acqua e freddo.
Inizialmente volevamo fare tutta
una tirata fino a Gibilterra ma, dato che sulla nostra rotta c'era Almeria,
siamo entrati in porto e non ce ne siamo davvero pentiti; tra l'altro sto
facendo quei lavori di ottimizzazione che si stanno rendendo necessari man mano
che si procede. In particolare sto cercando di ottenere un rendimento
accettabile dalla radio ad onde corte, cosa non facile su una barca, che male
si presta ad attrezzare buone antenne. Comunque finora, anche se le prestazioni
non sono ottimali, l'abnegazione degli amici radioamatori ha fatto sì che la
nostra posizione e la situazione a bordo siano state sempre aggiornatissime,
grazie di cuore a tutti. La partenza da Almeria sarà domani, diretti verso Gibilterra
o anche oltre, vedremo.
Dal giornale di bordo:
Prima di Almeria abbiamo fatto due scali sull’isola di Maiorca, Cala d’Or e Puerto Portals, e un terzo scalo ad Alicante in Andalusia. In tutti i casi ci siamo ritrovati in mezzo a barche lussuosissime e il tono generale era quello di luoghi che trasudano denaro.
Scelte
poco felici, questi non sono luoghi per giramondo con poca moneta.
Una
delle cose più belle di questi primi giorni di navigazione è stato lavorare in
stretta collaborazione con Scipio, il mio timone a vento. Ha davvero timonato
sempre lui. E’ stato davvero consolante poter lasciare l’onere di mantenere la
rotta a quest’ammasso di metallo che si comporta come se avesse un suo proprio
pensiero, ho provato ammirazione per la mente che l’ha concepito e realizzato.
Ancora resto incredulo di fronte ai movimenti sbilenchi dei vari leveraggi,
biellette, pendoli e quant’altro. Alla fine, riescono a trasformare il molle e
lezioso oscillare della ventola esposta al vento, in un’ azione instancabile
sulle cimette che muovono la barra a destra e sinistra e tengono le 14
tonnellate di Ulyxes nella direzione voluta. Beh, magari non proprio in maniera
geometricamente irreprensibile. Secondo me Scipio, in armonia con le sue
origini britanniche, è un etilista inveterato e conseguentemente ha un cammino
un tantino ondeggiante.
Per
capirci, Ulyxes ha una scia sinuosa come una pisciata di bue, mai che riesca a
navigare secondo una linea retta.
Durante
il trasferimento da Alicante ad Almeria, un episodio ha dimostrato ancora una
volta quale sia l’importanza di un carteggio corretto ed esauriente.
Lascio
Alicante con una pianificazione un poco frettolosa, fatta sulla carta
1:1.000.000, sulla quale i piccoli particolari non sono visibili. Devo andare
inizialmente per 120°, doppiare Capo S. Pola e poi procedere per 180°. Il capo
è ben evidente e decido si procedere a vista al suo doppiaggio. Col vento da NE
procedo di bolina larga. Man mano che vado avanti inizio a osservare qualcosa in mare, a
sinistra del capo. Un’occhiata alla carta 1:300.000 e l’arcano è subito
spiegato, si tratta della secca di Bajo de la
Nao. Una correzione a sinistra per doppiare
la secca, una lettura del portolano per un esame della situazione. Il faro
posto su Capo S.Pola è ben visibile e alla sua sinistra osservo un grosso
scoglio nero affiorante, si tratta sicuramente della secca. Il portolano
riporta un’altra segnalazione lampeggiante Q3(10), più a sinistra del faro, che
marca la posizione degli scogli più esterni. Osservo col binocolo e, dato che
non vedo la segnalazione, concludo che non stia funzionando anche perché lo
scoglio è ben visibile. Dopo il traverso del faro e in franchia dello scoglio
scuro, inizio la mia virata a destra che mi porterà dai 120° attuali ai 180°
finali. Durante la mia virata noto una luce lampeggiante ben alla sinistra dello scoglio. E’ proprio la Q 3(10) che essendo molto bassa
sull’acqua e di scarsa potenza, si è rivelata solo da vicino. Naturalmente viro
immediatamente a sinistra per passare in sicurezza e la storia finisce qui. Ma
con una morale da non dimenticare: non trascurare mai alcun dettaglio, non dare
mai nulla per scontato e, soprattutto, mai accontentarsi della pianificazione
su carte a piccola scala quando si è vicini alla costa, potrebbe essere fatale!
Questa
è stata la traversata delle velelle. Ne abbiamo viste miliardi di miliardi, con
la loro assurda vela sempre disposta di bolina, col loro color indaco e quel
loro stare sempre erette sull’acqua. Mai, che se ne veda una che abbia fatto
scuffia. Chissà se mai qualche architetto navale ha studiato il diagramma di
stabilità delle velelle.
Questi
giorni ad Almeria mi sono utili per fare alcuni lavori che mi ero lasciato
indietro, però debbo riconoscere che sono proprio stanco. Lavorare, lavorare,
sempre lavorare.
Comincio
ad averne la nausea. Sto
sognando il momento in cui potrò occuparmi della mera gestione della barca e
godermi così la vita di bordo, invece di stare sempre con qualche attrezzo in
mano. Comunque il grado d’approntamento della barca comincia ad essere
soddisfacente e presto potrò occuparmi della verniciatura, anche l’occhio vuole
la sua parte che diamine.
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