Lisbona, la capitale del
Portogallo, la città più importante e conosciuta di questa nazione. E’ ricca di
storia e di monumenti ma molto è, come dire, un tantinello poco curata. Il
portolano, che dà succinte descrizioni delle città portuali, definisce Lisbona
leggermente "dilapidated" e tale aggettivo, d’immediata espressività
ma non facilmente traducibile, si attaglia alla perfezione alla città.
Come si può facilmente intuire è
ricca di ricordi del suo grande passato, ha delle zone
monumentali e di grande fascino ma, se la
percorrete a piedi, se lasciate l'area storica monumentale e entrate nel
Barrio Alto, oppure andate per tutta la zona che fronteggia il porto, oppure,
ancora, vi addentrate nel rione Alcàntara, beh, non potrete fare a meno di
dispiacervi per l'aria di abbandono. Provai la stessa sensazione andando in
giro per Palermo e Napoli. Le testimonianze di un grande passato sono
ingloriosamente svillaneggiate dall'incuria dei contemporanei. Dovrebbe essere
proibito per legge!!
In Portogallo a palesarsi come
italiani c'è gran convenienza; ogni volta che è accaduto, cioè sempre, dato che
non parlavamo la loro lingua e la nostra provenienza veniva subito dichiarata,
l'attitudine dei locali era di grande simpatia e stima (sono forse gli unici al
mondo, oltre a noi italiani, a comprare le auto Fiat). Si danno un gran daffare
per fornire le informazioni richieste e per essere d’aiuto. A noi è accaduto un
fatto davvero singolare che prova queste impressioni. Eravamo sul tram che
unisce il porto al Centro Culturale di Belem. Per la calca non eravamo riusciti
ad avvicinarci al distributore dei biglietti quindi noi, italiani, stavamo
viaggiando su un tram di Lisbona da "portoghesi", davvero il colmo.
Ero sulle spine, già mi vedevo alle prese con un controllore che non avrebbe
capito i miei farfugliamenti, che mi avrebbe richiesto i documenti, immaginavo
la meschina figura che avremmo fatto come individui e come italiani all'estero,
pensavo alla multa che avremmo dovuto pagare. Queste riflessioni le facevo con
Amalia, quando si avvicina un signore in divisa....ahia, proprio lui, un
impiegato del CARRIS (l'Azienda dei Trasporti Comunale) che si rivolge a noi,
in portoghese. Mi dico " Ecco fatta la frittata". Mi accingo a
cospargermi il capo di cenere e a implorare la clemenza della corte, quando,
lui, che ci aveva notati sin dalla nostra salita sul tram, ci spiega di aver capito
che siamo italiani, dice che lui è un "chef" , un funzionario insomma
o giù di lì, dei trasporti e che noi dovevamo stare attenti ai borsaioli che su
quella linea, il 15, sono una piaga e mima il modo più efficace per tenerci
strette le nostre cose. E non ci chiede del biglietto. L’avrei abbracciato. Se
questo non è trattar bene lo straniero...
P.S.
Alcune ore più tardi mentre,
sulla via del ritorno alla barca, attraversiamo una strada, un'auto si ferma
per farci passare, al volante indovinate chi c'è, ma sì, ancora lui, il nostro
angelo controllore che si sbraccia in cenni di saluto, Lisbona è proprio
piccola e i portoghesi sono veramente cortesi e simpatici.
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