Siamo ancora a terra a La Coruña. Le riparazioni sono state fatte ma i
venti sono da nord, vale a dire contrari alla nostra rotta. Siccome, per
mancanza di posti barca, appena dopo il varo dovremmo lasciare il porto e fare
rotta sull’Inghilterra, dobbiamo aspettare. Si tratta quindi di un periodo di
attesa, magari non oziosa, ma pur sempre di attesa, durante il quale non stiamo
facendo ciò che vorremo, cioè, navigare e spostarci verso il prossimo porto.
Forse qualcuno si chiederà come mai con una moderna barca a vela, con armo e
vele efficienti, non si parta anche se si è in presenza venti contrari, vale a
dire di bolina. E' una domanda appropriata, perché in tanti hanno preso
dimestichezza con la bolina assistendo in tv alle regate della Coppa America e
sanno, grosso modo, che cosa essa sia. Molti ricorderanno come le barche, nel tratto
che dalla linea di partenza porta alla boa posta esattamente sopravvento,
navigassero molto inclinate, risalendo il vento e facendo i cosiddetti bordi.
In altre parole, non potendo, per forza di leggi fisiche, andare esattamente
controvento, si naviga su una rotta il più possibile vicina ad esso. Questa
andatura è molto spettacolare e si presta a quelle tattiche di virate e
controvirate caratteristiche dei match-race, con gli equipaggi seduti
sopravvento per contrastare l'inclinazione della barca e renderla più
"potente". Questa stessa andatura è, naturalmente, possibile su
barche come Ulyxes. Naturalmente le prestazioni sono limitate in termini di
velocità e di angolo minimo col vento. Nel caso di Ulyxes, con un vento intorno
a una quindicina di nodi e mare formato, si ottiene una velocità intorno ai
cinque nodi e l'angolo tra la rotta reale e la direzione del vento risulta
intorno ai 55 gradi. In queste condizioni l’inclinazione della barca è notevole
e la falchetta ogni tanto va sott'acqua. Quando un'onda, un pò più grande delle
altre, frange sulla prua, gli spruzzi d’acqua salata arrivano fino in pozzetto
e tutta la barca è costantemente bagnata. Qualche volta é l'intera prua ad
entrare nell'onda in arrivo e la barca subisce una violenta frenata, ²con la
velocità che cade anche a due nodi, o meno, per poi lentamente risalire.
Spostarsi in coperta e fare le manovre all'albero è molto faticoso, bisogna
muoversi sempre con la cintura di sicurezza agganciata ai passerini (delle
fettucce, posate in coperta, molto robuste, che corrono da prua a poppa), si
prendono gli spruzzi e quindi la cerata e gli stivali sono d'obbligo. La barca
ha movimenti a volte molto bruschi e violenti, quindi una mano può lavorare
alla barca ma l'altra quasi sempre serve a tenersi (il detto "una mano per
la barca e una mano per sé" di antica memoria viene a proposito). Ci sono
occasioni in cui gli spostamenti in coperta si devono fare carponi per
aumentare la sicurezza e non rischiare di finire fuori bordo. Di andare a prua
in genere non se ne parla proprio, va su e giù come un cavallo bizzarro e
diventa un luogo pericoloso dove stare. Per fortuna l'uso dell'avvolgifiocco ha
reso possibile ridurre la vela di prua operando dal pozzetto. E dentro, in
cabina, com'è la situazione? Beh, innanzitutto l'inclinazione dei paglioli (il
pavimento) è la stessa della coperta, diciamo una ventina di gradi; camminare è
possibile ma con molta circospezione, tenendosi in continuazione a tutti gli
appigli disponibili e ai cosiddetti "tientibene". Qualunque oggetto
che non sia assicurato in qualche modo scivola e, inesorabilmente, cade sul
pagliolo. Inutile descrivere le conseguenze se l'oggetto in questione é la
bottiglia dell'olio d'oliva oppure il computer portatile. Cucinare in queste
condizioni è solo per spiriti eletti che abbiano un senso del sacrificio che si
avvicina al martirio. In genere, il nutrimento non va oltre il pane ed il
companatico. Sempre che li abbiate tolti dalla cambusa quando eravate sul bordo
buono, cioè quello che, per l’inclinazione della barca, fa sì che il contenuto
della cambusa resti dentro di essa quando aprite lo sportello. Se foste sul
bordo sbagliato, all'apertura dello sportello seguirebbe l'istantanea
evacuazione del contenuto e la sua proditoria proiezione in tutte le direzioni
(quando capita, e capita, il dopo è un incubo perché il disordine e lo sporco
causato dalla rottura o dall’apertura
dei contenitori fanno diventare la situazione drammatica). Dunque, eravamo
partiti dalla possibilità di bolinare su una barca da crociera e lì torniamo.
Considerando la descrizione che vi ho fatto (e non ho per niente esagerato)
quanto tempo, in termini d’ore, non di giorni, pensate che un normale e
tranquillo equipaggio familiare possa resistere, prima di cominciare a
chiedersi che cosa ci faccia lì fuori a prendere schiaffi? E poi senza, in
effetti, riuscire ad andare da nessuna parte. Eh sì, proprio da nessuna parte
perché abbiamo detto che la barca, di bolina, è capace di mantenere un rotta
posta a circa 55 gradi dalla direzione del vento, nell'ipotesi che il timoniere
sia molto attento, perché altrimenti l'angolo diventa subito 60/70 gradi. Bene
ora guardate avanti a voi, immaginate di trovarvi di fronte alla vostra
destinazione e dalla stessa direzione provenga il vento, bene, di bolina
andrete in una direzione spostata lateralmente di 55 ,60 o 70 gradi! Cioè, per
raggiungere la destinazione dovrete fare un percorso a zig - zag che, nella
migliore delle ipotesi, è lungo più del doppio di quello diretto. Un percorso
fatto con velocità bassa, e dove la fatica di vivere è tanta. La barca e le
attrezzature sono sollecitate e usurate grandemente, si mangia male e si dorme
peggio. Allora ecco perché non è sensato, se non ci sono condizionamenti
particolari, lasciare un porto quando i bollettini e le previsioni per i giorni
seguenti danno vento di prua. Naturalmente, se, durante una navigazione, il
vento gira e si pone di prua, si fa buon viso a cattivo gioco e si prosegue di
bolina, sperando che presto il vento giri ancora. Ma andarselo a cercare
davvero no, non è per niente furbo e, direi, non è da buon marinaio.
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