Eccomi di nuovo all'ormeggio a Salvador, il mio viaggio verso Nord e' durato poco piu' di due giorni, due giorni molto intensi sia dal punto di vista fisico che emozionale. Ero partito con la barca molto ben preparata, man mano che procedo divento piu' bravo nel fare solo le provviste che servono e nello stivaggio generale, per cui la barca era davvero in ordine, ben diversa da quella che avevo ripreso nei video fatti all'inizio del viaggio. Sono partito gia' sapendo che il tratto da Salvador fino a Recife, grosso modo fino allo spigolo NE del Brasile, sarebbe stato duro. Le Pilot Charts americane, quelle usate da tutti i naviganti, danno una corrente contraria di 0.5 nodi e venti prevalenti da NE ed E. Con queste premesse sarebbe stato un lento procedere di bolina per coprire le prime centinaia di miglia. Successivamente si preannunciava invece un navigazione in favore di vento e corrente, una goduria solo a pensarci. Appena uscito dalla baia di Salvador si e' presentata una situazione inaspettamente favorevole, l'oceano somigliava al nostro Mediterraneo d'estate, ondine deliziose, un blu profondo e.... il vento da SE! Non potevo crederci ma andavo, tutte le vele a riva, intorno ai 4 nodi e in rotta perfetta! E la famosa corrente del Brasile che porta verso sud? Beh, sicuramente mi stava togliendo velocita' ma, di tutta evidenza, la situazione non pareva cosi' catastrofica come l'avevano riportata alcuni equipaggi che erano rientrati dopo un vano tentativo di andare a nord. E' vero che non riuscivo ad allontanarmi dalla costa come avrei voluto. Ma andava bene cosi'. Gia' pregustavo una risalita veloce verso Nord e un arrivo in minor tempo del previsto in Guiana. Ma in barca mai niente e' scontato finche' non sia gia' accaduto. Sono bastate poche ore per cancellare un idillio che era nato tra lo skipper ed il mondo circostante. Innanzitutto, avevo percorso una ventina di miglia, il bel SE, dopo una fiammata che addirittura mi costringe a ridurre la randa, muore e lascia il posto ad una brezza da NE. OK, era nei patti, il vento contrario era parte del contratto... fare dei bordi era nelle previsioni. E cosi' inizia una serie di prove e di tentativi per fare il bordeggio, cioe' risalire il vento contrario, effettuando dei percorsi di bolina che, in condizioni normali, Ulyxes riesce a fare mantenendo circa 50 gradi dalla direzione del vento. In altre parole, col vento da circa 060 avrei dovuto tenere una rotta di circa 110 gradi. La mia rotta era 180 gradi! Andavo verso Sud invece che verso Nord! Bel risultato! Beh, proviamo a risalire il vento dall'altra parte. E cosi' ecco che Ulyxes segue una rotta di 320 gradi, che porta verso ... Salvador. Non credo ai miei occhi, ad ogni bordo invece che guadagnare verso nord mi trovo spostato verso sud. Stare all' ancora, fondali permettendo, sarebbe piu' conveniente che navigare. Vi giuro che, complice la notte in bianco, comincio a dubitare delle mie facolta'. E' vero, ho mezzo nodo di corrente contraria, ma che bordeggiando retroceda invece che avanzi non torna. E cosi' trascorro molte ore facendo vani tentativi di regolazione di vele, di andature diverse, ma tutte ottengono il risultato che scadiamo sempre di piu verso sud. Entro un po' nel pallone. Prendo un foglio di carta, faccio il triangolo dei vettori, corrente 0.5 nodi, velocita' barca tre nodi circa, scarroccio causato dal vento e, no, non e' possible che io vada verso sud. Che cosa diamine succede! Non capisco piu' niente di navigazione elementare? Ammaino le vele e accendo il motore e assumo la rotta prevista e... facciamo nemmeno due nodi! Ma come, Giovanni non e' mai stato un mostro di potenza, ma a questi regimi mi aveva sempre assicurato almeno 4 nodi, se non 4,5. Mi viene anche la balzana idea che stia trascinando qualcosa che impedisce di fare velocita'. Le ore stanno passando, non avanzo e mi sento un po' in un vero cul de sac. Che fare? Mi lascio trascinare fino a Rio de Janeiro?! La stanchezza mi annebbia un po' le idee. Spengo il motore sono a secco di vele e mi prendo una pausa per ragionare. E l'arcano trova l'unica spiegazione che io, nel mio intimo, avevo rifiutato fino ad allora. Con la barca che galleggiava come una papera, in un mare meravigliosamente calmo che invogliava a fare il bagno, il plotter segnava una velocita' di 2,5 nodi. Non ci volevo credere. Senza vele e motore Ulyxes andava via verso sud ad una velocita' che era piu' della meta' di quella che il motore poteva darmi. E i 0.5 nodi di corrente dati dalle Pilot Charts? Disperatamente errati per difetto. E ora? Le correnti non cambiano che molto lentamente. Dovevo fare i conti con questa incredibilmente forte corrente del Brasile. Il vento aveva ruotato ad Est e allora mi restava di fare una prova. Vela piu' motore. E cosi', con una serie di tentativi, finalmente, riesco ad ammansire gli elementi e Ulyxes fa rotta 020, non esattamente quello che serve ma nemmeno troppo discosta. La velocita' e' superiore ai 3 nodi. Faccio i conti, a dati costanti il gasolio che ho a bordo mi basta per le circa 120 ore che stimo mi servano per arrivare in aree dove il vento e la corrente siano meno sfavorevoli. Un po' si sollievo arriva a lenire la mia stanchezza e il disappunto. Almeno ho una strategia per tirarmi fuori dagli impacci. Giovanni gira regolare, io cerco di schiacciare dei pisolini in pozzetto, sempre tenendo d'occhio le tante navi in transito. Verso le 4 del mattino il vento rinforza un poco, vado per ridurre i giri del motore ma, improvvisamente, un rumore metallico mi raggela il sangue. Riduco i giri ed il rumore si attenua. Riporto un po' su i giri ed il rumore ritorna. Spengo immediatamente. La disperazione mi assale. Vorrei piangere ma non ci riesco. Che cosa fare? Senza motore non riesco assolutamente a procedere. Come in un lampo, mi tornano alla mente i giorni in cui, nel Golfo di Biscaglia, ebbi un' avaria che mi costrinse a ritornare a La Coruna. Anche li' che delusione! Debbo rientrare a Salvador a vela. Per fare questo vento e corrente sono in mio completo favore. Inverto la marcia, e mi metto a fare a ritroso le 25 miglia fino ad allora cosi' faticosamente percorse. Mille pensieri neri mi hanno attraversato in quelle ore. Il motore da riparare a Salvador, il denaro che sarebbe stato necessario, le difficolta' ambientali di un luogo dove, e' ben risaputo, l'approfittarsi del navigatore di passaggio e' sport molto comune. Il tempo necessario per ultimare i lavori mentre a fine marzo ho un appuntamento in Martinica che non voglio mancare, costi quel che costi. E Martinica non e' dietro l'angolo. Con le ore, mentre conduco la mia navigazione, ora veloce e piacevole dal punto di vista nautico, con la massima precisione possibile, comincio a ragionare un po' meno emotivamente. Esamino le varie ipotesi di avaria. Penso e ripenso a come il motore abbia generato quel rumore. Forse per darmi coraggio, faccio anche ipotesi meno catastrofiche di quelle iniziali. Intanto l'imboccatura della baia di Salvador si avvicina, l'ingresso non e' difficile ma non sono ammessi errori, se per qualche motivo non riesco ad entrare e' finita. Se dovesse cambiare il vento o se questo dovesse cessare verrei trascinato verso costa piu' a sud di Salvador. Controllo la marea, per fortuna e' entrante. Devo stare vicinissimo alla riva dell'oceano. Se restassi senza vento verrei comunque risucchiato dentro. Ma devo stare vicinissimo, quasi a sfiorare le rocce sopravvento. Molto piu' vicino di quanto mai farei in condizioni normali, l'occhio fisso sull' ecoscandaglio, carte alla mano e pronto a cogliere variazioni del colore dell'acqua segnalante fondali pericolosamente ridotti. Sfioro il faro di Barra, entro nella baia. Sono dentro e non c' e' il rischio di tornare fuori. Comincio a respirare piu' normalmente. L'ancora penzola a prua. Ci sono 10/15 metri d'acqua, nella peggiore delle ipotesi affondo l'ancora e almeno sto fermo e non vengo trascinato dalla corrente della marea montante che e' di oltre 2 nodi. Sfilo lungo la sponda della baia dove sorge Salvador. Che differenza di stato d' animo rispetto a quando percorsi questa rotta arrivando dopo la traversata da Capo Verde! Comunque il peggio puo' ancora capitare. Il vento e variabilissimo, si va dalla calma alle raffiche, qualche volta gira e minaccia di portarmi in costa. Devo puntare il molo di sovraflutto del porto mantenendomi quanto piu' possibile sopravvento, anche qui, se lo manco sarebbe poi impossibile entrarci perche', se lo sorpasso, con queste condizioni di vento e corrente non avrei modo di risalire. Ammaino la randa. Col solo fiocco e' piu' facile gestire la barca, anche se la manovrabilita' e la velocita' ne risentono. Mentre procedo osservo bene la riva, devo avere in ogni momento un piano per un ancoraggio alla disperata se le cose dovessero girare male. Il molo si avvicina. Mi preparo ad entrare sfruttando il poco abbrivio che ho. Se riesco ad entrare nel porto posso gettare l'ancora dove capita e, se non altro per liberare l'area, sempre molto congestionata di traffico marittimo, qualcuno mi rimorchiera' . Pero' ormai, rotto per rotto, c'e' ancora Giovanni. Lo metto in moto, parte regolarmente, ingrano la marcia al minimo, avvolgo il fiocco e, senza ulteriori difficolta', ormeggio Ulyxes allo stesso pontone dal quale sono partito appena due giorni prima. Una volta al sicuro l'ansia che mi aveva attanagliato per ore si allenta. I vicini di barca sono tutti molto solleciti, solidali, vogliono sapere tutto, un domani potrebbe capitare anche a loro. Uno mi porta del pane fresco, un'altro mi invita una birra gelata e, insomma, si puo' cominciare a far pace col mondo. In fondo sono al sicuro a Salvador. Solo poche ore prima non era affatto scontato!
In tutte queste peripezie mi e' stato di grande conforto la vicinanza degli amici radiamatori e di uno in particolare, grazie Roby.
PS dopo aver ormeggiato ho provato a fondo Giovanni e gira regolarmente senza rumori strani. Ho una possibile diagnosi, se essa dovesse rivelarsi esatta ho in barca i ricambi per fare la riparazione. Ma questo e' un altro film. Ne riparleremo.
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